Abbiamo bisogno di grandi riserve di pace e di silenzio per gli anni di carestia.
Come augura il Salmo 144: I nostri granai siano pieni, trabocchino di frutti d'ogni specie.
Riempire le faretre delle frecce appuntite della preghiera, per trattare con le proprie inimicizie interiori ed esteriori: Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici. (Sl 127,5)
Abbiamo bisogno di nutrirci di silenzio e di preghiera,di nuotare e immergersi in essi.
Quando siamo assediati, aggrediti all'interno, quando attorno a noi c'è l'incendio, non possiamo stare a vedere ma dobbiamo attivare gli estintori della reazione, i canadair della preghiera, dell'affidamento al Signore, usare le armi spirituali della difesa e dell'offesa, per combattere e aggredire il male.
Bisogna avere i serbatoi pieni per poter spegnere gli incendi che assediano e divampano intorno a noi. Guai se in quel momento dovessimo prendere coscienza di avere i serbatoi vuoti. Se ci troviamo insipienti come le vergini stolte che non hanno olio nelle lampade. O se i nostri serbatoi - come cisterne screpolate che non tengono acqua (Ger 2, 13) - sono insufficienti o incapaci di contenere i doni di Dio.
Piuttosto, bisogna sempre costruirne di nuovi, non per opporci a Dio ma per darGli spazio, per accumulare e immagazzinare tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano (Mt 6, 20).
Si può giungere a Dio per amore o per bisogno. Di fronte al pericolo sono uno stolto se so che c'è qualcuno che può aiutarmi e non mi butto nelle Sue braccia.
Bisogna pregare non solo per il presente ma anche per il futuro, come ci insegnavano i nostri genitori quando, nella loro saggia economia, ci mostravano che bisognava risparmiare e mettere da parte perché non si sa mai a cosa si può andare incontro, che non si deve lavorare e guadagnare solo per vivere nell'oggi ma bisogna anticipare il futuro, come fanno le formiche.
Nella preghiera non si può essere misurati ma bisogna pregare senza misura - pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18, 1) - in modo che qualcosa possa avanzare per i tempi difficili.
Ho conosciuto delle persone che sono riuscite a contrastare il male che ricevevano dagli altri, con la forza, la costanza e la potenza della preghiera.
Non solo sono riuscite ad allontanare il male che li assediava nella famiglia e nell'attività ma hanno sperimentato che il male era ritornato da dove era venuto. la Bibbia è piena per altro di questi rovesciamenti della situazione ottenuti con la preghiera (vedi Sara, Giobbe, Ester, Tobia,ecc)
Mi hanno illuminato sulla potenza della preghiera che come dice Maria: rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili (Lc 1, 52).
Ho capito che attraverso la preghiera si verifica come un gioco al ping pong. Il male respinto non può che tornare da dove era venuto.
La preghiera è la forza della fede che indirizza la nostra mano contro il male, come ha fatto per Davide nei confronti di Golia.
Le case antiche avevano tutte una grande cisterna che raccoglieva le acque piovane dei tetti. Ma non si poteva largheggiare nel consumo, pensando solo al presente. Poteva esserci il rischio di qualche annata di scarse piogge e per non restare senz' aacqua bisognava pensare anche al futuro.
Così nella vita spirituale non si possono mai esaurire le scorte di preghiera ma bisogna portare con sé otri pieni di silenzio, pace, adorazione che ci aiutino ad affrontare le situazioni.
Non possiamo prevedere quando il male si riversa contro di noi e ci aggredisce. Non conosciamo l'ora della tentazione,non sappiamo quando il Signore verrà perciò dobbiamo essere sempre pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese(Lc 12, 35).
Non c'è altro modo per neutralizzare il male oltre la nostra positività e non c'è altro modo per spegnerlo oltre la preghiera.
Facciamo quotidianamente i conti con il male che è in noi, il male del nostro passato, il male che è negli altri e che è rivolto contro di noi e il male che è in coloro che ci chiedono la solidarietà della preghiera.
A volte non si sa come affrontare e risolvere i problemi, le contrarietà, gli ostacoli e gli intralci nella nostra attività.
Le cose si aggrovigliano sempre più e quando sembra di aver dipanato la matassa invece diventano più caotiche.
Ci si può domandare che fare? Se fossimo noi l'intralcio oppure se la lotta è rivolta contro di noi e quindi indirettamente contro le nostre attività?
Allora conviene mettere tutto nelle mani del Signore, fare un atto di affidamento profondo a Lui, alla Sua potenza.
Come dice il Salmo: Manifesta al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera (Sl 37, 5).
Conviene ritirarsi in preghiera, quasi disinteressarsi delle cose che non vanno, che abbiamo riposto nel cuore del Signore e come Mosè, salire il monte della preghiera e alzare le mani al Signore, quasi per toccarlo, per avvicinarci a Lui, per percepirne la Sua presenza e il Suo contatto.
Nella preghiera è certo che noi riusciamo a fare di più per tutte le cose che non vanno e siamo sicuri che come Mosé vinceremo la guerra. Ci sentiamo anche noi potenti, della potenza di Dio.
Ci esponiamo ai raggi ardenti della Sua grazia e restiamo in attesa.
Gesù è un sole che non scotta, che non brucia ma guarisce, risana e scioglie i ghiacciai del cuore.
La preghiera è la nostra ricchezza e il nostro possesso.
Come distruggere il Gigante Golia dei nostri affanni e dei nostri problemi?
State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito (Ef 6, 14 - 18).
Fatto questo potremo anche noi dire al nemico, con tutta la santa spavalderia della nostra fede: Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore. (1 Sam 17, 45)