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Il Santuario di Santa Maria di Vena è un santuario cattolico che si trova a Vena, località in comune di Piedimonte Etneo (CT). La fondazione è tradizionalmente attribuita al Papa Gregorio Magno ed alla leggenda di alcuni frati che per volere divino si fermarono in quel luogo nel VI secolo.

IL SANTUARIO MARIANO DI VENA


Il Santuario mariano di Vena custodisce una immagine antica della Vergine col Bambino. Una tavola spessa di cm. 3, di dimensioni cm. 170 x 67.
Si ritiene che sia una icona bizantina del VI secolo. E' un'immagine della Vergine di tipo Odigitria. Il disegno e la trattazione del colore rende difficilmente ogni raffronto con altri dipinti antichi conosciuti dell'area bizantina. E’ un dipinto molto venerato a Vena, in Provincia di Catania, e nei dintorni. Con questo dipinto, storia, legenda e tradizione si mescolano nel sentire della gente del paese e si trasforma in atto di fede, di verità santa, ed acquista valore simbolico che irradia un fascino sui paesi lontani e vicini. Tre sono i pilastri della storia di Vena: un monastero fondato da Gregorio Magno, un’icona che il pontefice donò al monastero ed un poeta che dedicò parole d’amore al santo dipinto.

Nella ricca corrispondenza di Gregorio Magno molte lettere riguardano la Sicilia, dove lui fondo sei monasteri, probabilmente nel 575. Tra i riferimenti ai monasteri siciliani c’è uno dedicato al monastero Sant’Andrea sopra Mascali.

La leggenda narra che i frati diretti da Mascali verso le terre indicati da Gregorio, i possedimenti di Silvia, la madre di Gregorio, portavano con loro l’icona della Vergine. Per volere del cielo i frati vengono fermati dal peso della tavola. Trovano una fonte d’acqua e riconoscono in essa un segno dall’alto, fondano il monastero. Era l’anno 597. Molto tempo dopo la leggenda verrà sancita con una lapide recante un’iscrizione latina : “Qui l’immagine della Vergine si ferma, dà l’acqua, vuole un tempio. San Gregorio dona gli edifici (chiesa e monastero) e Silvia il bosco”.

Teofane Cerameo, scrittore e predicatore, formatosi nel monastero Sant’Andrea fondato da Gregorio Magno “sopra Mascali”, torna in seguito ed in una omelia chiama l’immagine della Vergine che lui conosceva dai tempi di studio “non manufatta”. Questa è un’altra conferma della presenza dell’icona nel monastero. E vero che la figura di Teofane Cerameo suscita molte controversie. E’ possibile che sia esistito più di uno con questo nome dato che i testi del Cerameo fanno riferimenti riscontrabili nell’età normanna, o che al corpo dei testi del celebre scrittore del IX secolo, che interessa la nostra storia, siano aggiunti altri testi in epoche posteriori dagli anonimi, contribuendo così al mistero del personaggio in questione. Per la nostra storia importa la menzione dell’esistenza del dipinto della Vergine nel monastero Sant’Andrea nell’età prearaba.

Il monastero sorgeva vicino all’attuale Santuario, i suoi resti erano visibili all’inizio del ‘900. Non ci sono informazioni del monastero dopo il Cerameo. A quel tempo il monastero era basiliano, lo si deduce dalle omelie dello stesso scrittore. E’ possibile che il monastero è stato abbandonato dopo l’epoca normanna con il declino dei monasteri basiliani oppure in seguito alle minacce dell’Etna. Verso il 1500 e già Abbazia di Santa Maria della Vena. Quale sia stato il destino del dipinto in tanti secoli di buio della memoria non si sa. Don Paolo Cannavò, nel suo ampio volume dedicato al Santuario, trova una analogia, ricordando la legenda della Madonna di Guadalupe, un’icona donata da Gregorio Magno a S. Leonardo, vescovo di Seviglia, e nascosta all’incalzare del pericolo arabo, viene miracolosamente conservata e riscoperta circa seicento anni dopo.

Non ha molta importanza se il dipinto è proprio quello donato da Gregorio Magno e cantato da Teofane Cerameo o è un dipinto del XIII secolo, opera di un pittore locale, dato il modo di modellare la materia pittorica. Questo dipinto si identifica con la fede popolare in una tale misura da acquistare potere di sottrarsi alla qualsiasi indagine scientifica, come un oggetto sacro e santo che non accetta altro che la venerazione. Questo è il vero significato del dipinto.

Il Santuario di Vena, più che un monumento storico, è una testimonianza di fede in un passato lontano simboleggiato da un oggetto di culto, collegato alla sua provenienza bizantina come al modo di venerare le immagini, caratteristico all’Oriente cristiano.

Bibliografia
Paolo Cannavò: Il Santuario Mariano di Vena, 1981

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